La fecondazione eterologa è un insieme di procedure di fecondazione per cause di infertilità accertate. Questa tecnica di procreazione medialmente assistita, a differenza della fecondazione omologa in cui si usano i gameti della coppia (spermatozoi e ovociti) si avvale dell’uso di gameti donati da soggetti esterni alla coppia.
Attraverso il ricorso a tale tecnica le coppie che non possono avere figli possono dunque realizzare il proprio desiderio di maternità. Ma come funziona? E a chi si rivolge questa procedura?
In quali casi è indicata la fecondazione eterologa
Iniziamo subito con il rammentare che grazie alla fecondazione eterologa è oggi possibile consentire l’avvio di una gravidanza per quelle coppie che non hanno ottenuto benefici dal ricorso di altri metodi terapeutici efficaci per risolvere le cause di infertilità di uno o di entrambi i genitori. Ne deriva che in tale ipotesi gli ovuli e/o lo sperma sono di provenienza di donatori esterni alla coppia.
Con tali premesse, il trattamento è prevalentemente indicato per quelle coppie:
- in cui uno o entrambi i partner sono infertili per varie motivazioni (età, patologie, ecc.)
- che avrebbero probabilità scarse di procreazione spontanea con gameti omologhi.
Ricordiamo che secondo le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità, si definisce infertilità il mancato concepimento di una coppia dopo 12-24 mesi di rapporti mirati (e, cioè, in quei giorni in cui è probabile l’ovulazione).
Quali sono le percentuali di successo della fecondazione eterologa
La fecondazione eterologa ha percentuali di successo variabili a seconda delle specifiche caratteristiche della donna. In particolar modo, l’ovodonazione (ovvero, il trattamento di fecondazione eterologa che prevede l’uso degli ovuli di una donatrice) ha generalmente delle percentuali di realizzazione significativamente più elevate rispetto a quelle che si avrebbero usando gli ovuli della paziente.
Come avviene la fecondazione eterologa
La fecondazione eterologa avviene attraverso il ricorso di varie tecniche, classificate in base alla loro complessità e al grado di invasività.
Tecniche di primo livello
Le tecniche di primo livello sono, intuibilmente, quelle meno complesse, consigliate per i casi di infertilità più semplici. Prevedono infatti il monitoraggio ecografico dell’ovulazione e l’inseminazione intrauterina, con l’inserimento nella cavità uterina del liquido seminale, precedentemente preparato al fine di ottenere una maggiore concentrazione di spermatozoi.
A sua volta, l’inseminazione intrauterina può essere svolta sia su ciclo spontaneo che con il ricorso alla stimolazione farmacologica dell’ovulazione.
Tecniche di secondo livello
Nel caso in cui le tecniche di primo livello non siano andate a buon fine e, comunque, quando l’infertilità da affrontare viene ritenuta più grave, si procede con le tecniche di secondo livello, leggermente più complesse e invasive di quelle esaminate nel precedente paragrafo.
Le tecniche di secondo livello includono infatti la fecondazione in vitro e il trasferimento dell’embrione nell’utero. Dunque, in questo caso l’incontro dei due gameti maschile e femminile avviene in provetta, e non nelle tube di Falloppio della paziente. L’impianto nell’utero della donna avviene dunque in un secondo momento.
La fecondazione in vitro con trasferimento di embrioni prevede invece la stimolazione farmacologica dell’ovaio per produrre più ovociti, seguita dal prelievo chirurgico degli stessi. Si inocula poi una goccia di liquido seminale e, in caso di fecondazione con successo, gli embrioni sono trasferiti nell’utero per via transvaginale.
Se però l’infertilità è ancora più grave, e l’inseminazione in vitro è inefficace, allora i singoli spermatozoi vengono iniettati con una micropipetta direttamente all’interno del citoplasma dell’ovocita. Il prelievo dei gameti maschili può essere eseguito per via percutanea o con biopsia testicolare.
Tecniche di terzo livello
Si giunge infine alle tecniche di terzo livello, rappresentate principalmente dal trasferimento intratubarico di gameti. Molto invasiva, tale tecnica è scarsamente utilizzata e poco ripetibile.
Ci sono rischi e controindicazioni?
La procedura di fecondazione eterologa, svolta professionalmente nelle strutture indicate, è generalmente priva di rischi per la donna. È tuttavia possibile che in seguito all’iperstimolazione ovarica possano determinarsi alcuni effetti collaterali come la nausea o l’ingrossamento nelle ovaie. Nei casi più gravi, molto rari, si può arrivare alla formazione di coaguli di sangue.
Occorre altresì segnalare il rischio di una gravidanza multipla, considerato che ai fini dell’incremento della possibilità di dar luogo a un concepimento, durante la procedura di fecondazione eterologa possono essere trasferiti più embrioni all’interno dell’utero.
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