L’ovodonazione è una tecnica di fecondazione assistita in cui si utilizza un ovulo donato da una donatrice per essere fecondato con lo sperma del partner della donna che riceve la donazione.
Questa tecnica si utilizza principalmente quando la donna ha problemi di fertilità. Questi problemi possono dipendere dalla sua capacità di produrre ovuli, ad esempio a causa dell’età, di una menopausa precoce o di una malattia ovarica. In alcuni casi si può aricorrere all’ovodonazione quando la donna ha un rischio elevato di trasmettere una malattia genetica grave al suo bambino.
L’ovodonazione comporta un processo di stimolazione ovarica nella donatrice per la produzione di ovuli, seguito da un’aspirazione degli ovuli stessi. L’ovulo viene poi fecondato in laboratorio con lo sperma del partner della donna. L’embrione viene poi impiantato nell’utero della donna ricevente, attraverso una procedura di trasferimento degli embrioni.
L’ovodonazione in Italia
In Italia l’ovodonazione è legale, ma è regolamentata da una serie di leggi e direttive.
In particolare, la Legge 40 del 2004 stabilisce le norme in materia di procreazione medicalmente assistita, tra cui l’ovodonazione. Secondo la legge, l’ovodonazione è permessa solo per le coppie eterosessuali che non possono avere figli per cause mediche, e non per ragioni di infertilità di origine sociale.
Inoltre, la legge stabilisce che la donazione di ovuli deve essere anonima, volontaria e gratuita, e che la donatrice deve essere maggiorenne, in buona salute e avere al massimo 35 anni.
In sintesi, l’ovodonazione è legale in Italia ma è soggetta a restrizioni e regolamentazioni per garantire la tutela della salute e dei diritti delle persone coinvolte.
Processo di donazione degli ovociti
Il processo di donazione degli ovociti inizia con una selezione accurata della donatrice. Le donne che desiderano diventare donatrici devono sottoporsi a una serie di test medici e psicologici per verificare la loro idoneità. Una volta selezionate, le donatrici devono sottoporsi a un ciclo di stimolazione ovarica controllata, mediante farmaci per aumentare la produzione di ovociti. Questo ciclo dura circa 10-12 giorni e durante questo periodo le donatrici sono monitorate attentamente attraverso esami del sangue e delle urine e attraverso ecografie transvaginali.
Una volta che gli ovociti sono pronti per la raccolta, le donatrici vengono sottoposte a una procedura di raccolta degli ovociti sotto sedazione. La procedura prevede l’inserimento di un ago attraverso la parete vaginale fino ai follicoli ovarici, dove vengono prelevati gli ovociti. Questa procedura dura circa 20-30 minuti e di solito è poco dolorosa. Una volta raccolti, gli ovociti vengono immediatamente trasferiti al laboratorio per essere preparati per la fecondazione in vitro.
Preparazione della donna ricevente
Dopo che gli ovociti sono stati raccolti, vengono preparati per la fecondazione in vitro. La donna ricevente dovrà assumere dei farmaci per preparare l’utero per la ricezione dell’embrione e per garantire una maggiore probabilità di successo dell’impianto. La fecondazione in vitro prevede la combinazione degli ovociti donati con il seme del partner o di un donatore di sperma. Gli embrioni risultanti vengono poi trasferiti nell’utero della donna ricevente.
Durante il processo di preparazione, è consigliato uno stile di vita sano: evitare il fumo e l’alcol e mantenere una dieta equilibrata e uno schema di attività fisica moderata. Inoltre, possono essere prescritti supplementi vitaminici per migliorare le probabilità di successo dell’impianto dell’embrione.
Probabilità di successo dell’ovodonazione
E’ una delle domande più frequenti per chi sta valutando di sottoporsi a questo tipo di trattamento. Naturalmente non esiste un dato univoco, ma possiamo affermare che la fecondazione in vitro con ovodonazione ha delle buone probabilità di successo, perché gli ovociti utilizzati per la fecondazione sono nelle migliori condizioni possibile per ottenere una gravidanza. Le percentuali sono più alte rispetto a quelle di una fecondazione in vitro con i propri ovuli, perché le donatrici sono giovani e gli ovuli sono di alta qualità.
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