Chiama ora! 02.29.00.59.39

Tri-Test e Multiscreen

Tri-Test e Multiscreen

Tri TestIl tri-test è una serie di esami condotti su un campione di sangue venoso, finalizzati a stimare il rischio di anomalie cromosomiche sul feto. Come suggerisce il nome stesso di questo set di esami, si tratta di tre test con lo scopo di analizzare le concentrazioni sieriche di tre marcatori biochimici che potrebbero fornire attendibili quantificazioni di rischio, come:

  • Alfaproteina
  • Estriolo non coniugato
  • Gonadotropina corionica umana.

Considerato che questi valori mutano sensibilmente in relazione al progresso della gravidanza, i test sono generalmente supportati da un’ecografia che possa valutare l’epoca della gravidanza. Inoltre, i risultati dovranno essere necessariamente valutati da un professionista in ginecologia che possa interpretarli puntualmente e in modo specifico. Altri elementi potrebbero influenzare la complessiva stima del rischio, come le caratteristiche della madre (peso, abitudini di fumo, e così via).

Come interpretare i risultati

Il tri-test non è un esame diagnostico, dunque, non serve ad accertare o meno la presenza di anomalie cromosomiche nel feto. Il multiscreen ha lo scopo di quantificare un rischio e scegliere se procedere o meno con altri test più approfonditi. Se il rischio è superiore a una certa soglia (di norma, lo 0,4%), alla coppia potrebbe essere proposto di effettuare l’amniocentesi per confermare o smentire il sospetto clinico. È infatti attraverso l’amniocentesi che si potrà procedere al prelievo di campioni fetali del liquido amniotico. Così da analizzare in maniera diretta e puntuale l’assetto cromosomico del feto. La procedura è tuttavia da valutarsi con maggiore attenzione, considerata la sua più elevata invasività.

I marker del tri-test e il loro significato clinico

Il tri-test è un set di analisi finalizzato a valutare la presenza dei valori di tre tipici marker di potenziali anomalie cromosomiche. Il primo di tali marker è l’alfafetoproteina che, in presenza di Sindrome di Down, diminuisce di circa il 25-30%, mentre aumenta in modo significativo nel momento in cui sono presenti dei difetti del tubo neurale o della parete addominale. Dunque, nel momento in cui tale valore risulta essere particolarmente alto, non si dovrà procedere con l’amniocentesi, bensì occorrerà valutare la possibilità di sottoporsi a una ecografia. Il secondo marker è l’estriolo non coniugato. Così come l’alfafetoproteina, tale valore dovrebbe diminuire di circa il 25-30% nell’ipotesi di sospetta Sindrome di Down. Infine, il terzo marker, rappresentato dalla gonadotropina corionica umana che, nelle gravidanze che potrebbero far emergere la presenza della sindrome di Down, raggiunge valori molto elevati, circa due volte superiori alla norma. La valutazione complessiva di questi tre marker permette al ginecologo di avere tra le mani una stima ritenuta sufficientemente attendibile sulla possibilità che sia conveniente procedere con ulteriori analisi più approfonditi. Di solito, infatti, il Tri-test è in grado di rilevare almeno 6 casi di sindrome di Down su 10. Questa percentuale può essere ulteriormente incrementata nel caso in cui al Tri-test sia affiancato un altro esame. Con il dosaggio della inibina A, valori sono piuttosto elevati nelle ipotesi di feto con trisomia 21. Valutato ciò, ricordiamo che lo scopo del Tri-test è unicamente quello di identificare le donne a maggior rischio a cui offrire la possibilità di effettuare ulteriori indagini diagnostiche. Invitiamo tutte coloro fossero interessate a saperne di più a contattarci.